Dieta Chetogenica
Ormai conosciuta un po’ da tutti come un valido strumento per perdere in tempi piuttosto brevi del peso in eccesso. Visto il suo grande successo nel dimagrimento, stanno spopolando su internet tantissime informazioni, menù tipo, gruppi facebook e tanto altro creando parecchia disinformazione e soprattutto sottovalutando l’eventuale pericolosità di tale regime nel fai da te. NITTIS
Oggi la dieta chetogenica è supportata da parecchia letteratura scientifica che dimostra la sua efficacia non solo nella perdita di peso ma anche come valido strumento per la gestione di molte malattie metaboliche e neurologiche.
Ma perché poi si chiama chetogenica?
Dobbiamo analizzare il meccanismo biochimico alla base. Per entrare in chetosi è indispensabile la drastica riduzione dell’apporto di glucidi, di conseguenza si modifica il rapporto tra la concentrazione di insulina e quella di glucagone. Il glucagone è un ormone tipicamente lipolitico (cioè stimola l’utilizzo di grassi) la sua azione si esplica sul catabolismo dei trigliceridi di riserva, contenuti negli adipociti dell’organo/tessuto adiposo. In questo modo entrano in circolo le due compenti dei trigliceridi: glicerolo e gli acidi grassi liberi. Il primo viene trasformato in glucosio (gluconeogenesi epatica) contribuendo alla normale concentrazione ematica di glucosio. Gli acidi grassi liberi invece subiscono due diversi destini: in larga parte sono ossidati nella muscolatura scheletrica (preservazione della massa magra) e in piccola parte giungono agli epatociti perivenosi dove subiscono una beta-ossidazione in corpi chetonici. Si viene a creare in tal modo un sistema di controllo reciproco tra corpi chetonici e insulina. Tale sistema di controllo assicura una chetosi moderata e stabile. Quindi come risultato abbiamo i corpi chetonici che diventano il nostro “carburante” giornaliero.
I sopracitati corpi chetonici hanno una spiccata azione antinfiammatoria, in particolar modo sul tessuto nervoso, ragion per cui la dieta chetogenica diventa una vera propria terapia per tenere a bada le crisi epilettiche, emicrania, fibromialgia e altre patologie neurologiche. Anche alcuni tipologie di tumore hanno avuto un’importante miglioramento in seguito all’adozione di regime cheto.
Come possiamo constatare i campi di applicazione sono davvero numerosi. Ma la dieta è sempre uguale? Sia che la utilizzi per il dimagrimento che per le altre indicazioni?
Ed ecco che arriviamo alla più grande delle confusioni. Anche se alla base c’è una drastica diminuzione di carboidrati, che in linea generale non devono superare i 50 gr/giorno, il protocollo è sempre diverso. Più volte mi è capitato prescrivere una dieta chetogenica per la perdità di peso e dover spiegare del perché non ci sono le uova e bacon a colazione come nella dieta su facebook. Quindi facciamo un po’ di chiarezza: se devo perdere peso sfrutto un protocollo che oltre a generare la chetosi, sia anche molto ipocalorico; infatti la chetosi attenua fortemente il senso della fame e mi permette di scendere con le calorie simulando un digiuno. Se invece la dieta ci serve per tenere a bada le crisi epilettiche l’apporto calorico sarà uguale al fabbisogno del soggetto in questione, in questo caso si sfrutta il potere antinfiammatorio della chetosi e la dieta si struttura in base a quanto forte debba essere quest’ultima.
Quanto dura le dieta chetogenica?
Anche qui dipende, in primo luogo dal motivo per cui la si fa, nel caso delle patologie neurologiche anche per tutta la vita, se parliamo del dimagrimento a seconda del peso da perdere: possono essere due settimane, un mese, tre mesi oppure la si fa a cicli di varia durata. E’ fortemente sconsigliato d’interrompere bruscamente tale regime in quanto in gioco non ci sono solo le calorie, carboidrati eccetera, ma soprattutto c’è una complessa gestione ormonale per cui l’attività dell’insulina viene “congelata” per la durata della chetosi. E quindi come si fa? Nel caso si faccia questo tipo di dieta per il dimagrimento la si fa a step. Il primo step è quello più incisivo che stimola l’entrata in chetosi e ne trae una cospicua perdita di peso. Gli step successivi mirano a reintegrare gradualmente i carboidrati, dai più semplici ai più complessi, mantenendo sempre un apporto calorico basso. A fine trattamento si recuperano tutti gli alimenti precedentemente esclusi in quantità e frequenza controllati.
Ci sono delle controindicazioni?
Sì, tra le controindicazioni figurano : l’insufficienza epatica, renale e cardiaca (infarto miocardico acuto – IMA, blocco atrioventricolare – BAV, aritmie maggiori), il diabete tipo 1, la gravidanza e l’allattamento, l’età giovanile (infanzia e adolescenza sono escluse da questo tipo di trattamento) e le patologie psichiatriche .
Invece tra le indicazioni troviamo: un’importante sovrappeso, la difficoltà a dimagrire in menopausa, l’intervento pre-chirurgia bariatrica, il diabete tipo 2, l’insulinoresistenza oppure laddove le altre diete non hanno sortito l’effetto atteso.
In conclusione a questa breve panoramica vorrei lasciare alcuni raccomandazioni:
– Mai il fai da te: una dieta chetogenica malstrutturata rischia di diventare una iperproteica oppure fortemente ipocalorica, con delle importanti carenze, ma non chetogenica portando in entrambi i casi a delle spiacevoli conseguenze.
– Non è un rimedio del giorno dopo: è un regime che va preso sul serio, non si può iniziarlo e lasciarlo ciclicamente, ciò che accade è che ad un tratto non funziona più.
– Non c’è un protocollo uguale per tutti, ogni caso ha le proprie tempistiche sia per entrare in chetosi che per uscirne, anche i chili persi mensilmente possono variare dai 4 ai 12.
Prima di intraprendere questo regime è bene accertarsi che non si abbia nessuna delle controindicazioni sopra citate, valutare insieme al professionista una possibile durata della chetosi e soprattutto munirsi di tanta motivazione.
Dott.ssa Sviatlana Apanasenka